La peste del
1577 obbligò la famiglia ad abbandonare Milano per trasferirsi a Caravaggio nel
bergamasco, l’epidemia, tuttavia fu letale e il padre e i nonni di Michelangelo
morirono.
La madre e i
suoi quattro figli tornarono a Milano dove il Caravaggio, allora tredicenne,
inizio a fare pratica pittorica nella bottega di Simone Peterzano, esponente
del manierismo lombardo, nonché allievo di Tiziano.
Rimase in quella
celebre bottega della scuola lombarda per circa quattro anni. Nel 1588 terminò
il suo contratto e raggiunse Roma.
Gli studiosi del
secolo, Giovanni Pietro Bellori in particolare, invece, lo vollero lontano da
Milano per “alcune discordie” e documentarono che prima di giungere a Roma il
Caravaggio si fosse rifugiato a Venezia, qui l’arte del Giorgione lo affascinò
talmente tanto da volerlo prendere da esempio.
Questo potrebbe testimoniare l’influenza della scuola veneta.
La realtà
purtroppo è che le discordie altro non furono che un omicidio che obbligò il
Merisi alla fuga, non luoghi per migliorare la sua arte pittorica ma città
obbligate furono le sue scelte
Qualunque sia il
vero corse della storia, Caravaggio si trasferì a Roma, prima come ospite del
monsignor Pandolfo Pucci da Recanati, che il pittore chiamava “monsignor
insalata” per come lo teneva a stecchetto. Nella città eterna infittì i rapporti
con gli altri artisti. La sua prima esperienza nelle botteghe romane fu presso
il pittore siciliano Lorenzo Carli, poi presso la bottega di Giuseppe Cesari
conosciuto come il Cavalier d’Arpino. .
Una malattia lo
costrinse al ricovero all’ospedale della Consolazione in Roma, qui strinse
amicizie importanti tra cui il cardinal Francesco Maria del Monte, intenditore
d’arte e perdutamente innamorato dalla pittura del Merisi. Il Caravaggio entrò
al servizio del Cardinale e vi rimase circa tre anni.
Michelangelo
Merisi era un nome conosciuto soprattutto nei salotti romani. La sua pittura
era ritenuta quasi rivoluzionaria. Per non perdere importanti commissioni il
pittore smise di dipingere su tele piccole
o ritratti e si dedicò a opere più con un più personaggi in grado da
rappresentare una storia. Tra i suoi primi lavori di quel periodo si ricorda “Riposo durante la fuga in Egitto”. Da
allora la sua fama non smise di crescere.
Nel 1599 gli
furono commissionate tre grandi tele per la cappella Contarelli della Chiesa di
San Luigi dei Francesi e Caravaggio doveva rappresentare episodi tratti dalla vita di San Matteo compresa la vocazione e
il martirio.
Da quel momento
uomini di Stato e di Chiesa vollero ordinargli delle commissioni: dalla
Natività con in santi Lorenzo e Francesco
d’Assisi, alla Crocifissione di san Pietro , fino alla Conversione di san Paolo .
La sua pittura
fu rivoluzionaria non solo per il perfetto gioco di luce e ombra, o per
l’attenzione ai particolari che risaltano quasi come i soggetti protagonisti,
Caravaggio, scelse figure del popolo per esprimere il dramma e la realtà più
cruda della vita
Dopo il cardinal
del Monte, altro protettore del Caravaggio fu il ricco banchiere ligure ,
marchese Giustiniani, collezionò moltissime opere del pittore e investì sulla
sua formazione per evitare all’artista altre grande legali in cui spesso veniva
coinvolto per il suo temperamento irruento.
Per la chiesa di
Santa Maria della Scala, a Roma, gli fu commissionata la Morte della Vergine che tanto scalpore creò. La Madonna, infatti,
fu dipinta col ventre gonfio i piedi ben esposti e i Carmelitani Scalzi
rifiutarono l’opera indignati. Il
dipinto di Caravaggio venne subito sostituito da un quadro di Carlo Saraceni.
La tela, però affascinò Piter Paul Rubens, l’amato pittore fiammingo che in
quegli anni era in Italia presso la corte dei Gonzaga. Rubens, suggerì
all’allora duca di Mantova di acquistare
la Morte della Vergine per cifra di 300 scudi e così fu. Con le
difficoltà economiche che in seguito i Gonzaga subirono, il quartogenito ,
Vincenzo II, fu costretto a svendere la collezione di famiglia, una parte andò
alla Corte d’Inghilterra e anche Morte della Vergine di Caravaggio
lasciò la sua patria. Con la morte per decapitazione di Carlo I d’Inghilterra,
la collezione Gonzaga fu acquistata dal collezionista Jabach e in seguito
passarono a Luigi XIV e tutt’ora il dipinto si trova al museo del Louvre.
Abbiamo già
detto che Merisi era di indole ribelle e attaccabrighe. Il 28 novembre 1600, a
Roma, picchiò violentemente aiutandosi anche con un bastone un nobile ospite
del prelato che lo denunciò. Le risse divennero all’ordine del giorno e spesso
il pittore si trovò incarcerato a Tor di Nona. Senza dimenticare l’omicidio che
lo aveva indotto alla fuga da Milano.
Nel 1602 dipinse
la Cattura di Cristo e Amor vincit omnia. Nel 1603 subì un
altro processo questa volta per diffamazione di un altro pittore , Giovanni
Baglione, che querelò sia il Caravaggio, sia il suo collega Orazio Gentileschi
(padre di Artemisia) colpevoli di avere scritto rime offensive nei suoi
confronti. Merisi fu sprigionato grazie
all’intervento dell’ambasciatore francese.
Non imparò la
lezione, seguirono altri arresti per possesso d’armi non registate, ingiurie al
pubblico ufficiale e per ultimo fu querelato da un garzone da osteria per
avergli tirato in faccia un piatto di carciofi.
Dopo tante
condanne, nel 1605 fu costretto a scappare a Genova, dopo avere ferito un
notaio a causa di una donna: Lena, amante e grande amore di Caravaggio. Sembrò
cavarsela ancora una volta ma, alsuo ritorno a Roma fu querelato dalla sua
padrona di casa, Prudenza Bruni, per non aver pagato l’affitto per un
capriccio.
Tra tutte queste
violente situazione la peggiore accadde la sera del 28 maggio 1606 nel rione
Camnpo Marzio (piazza Navona) a Roma per motivi assolutamente futili: a causa
di una discussione causata da un fallo nel gioco della pallacorda, il
pittore venne ferito e, a sua volta, ferì mortalmente il rivale, Ranuccio
Tomassoni da Terni con il quale si era già imbattuto in altre risse, anche quella
volta c'era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, contesa dai due uomini, è,
però probabile che dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni
economiche, o addirittura politiche: la famiglia Tomassoni infatti era
notoriamente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto
dell'ambasciatore di Francia.
Il verdetto
del processo per il delitto di Campo Marzio fu severissimo: Caravaggio venne
condannato alla decapitazione che poteva essere eseguita da chiunque lo avesse
preso in fuga. In seguito alla condanna, nei dipinti dell'artista lombardo
cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la testa
mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del
condannato.
La
permanenza in città non era più possibile: ad aiutare Caravaggio a fuggire da
Roma fu dunque il principe Filippo I Colonna Il nobile romano mise in atto una serie di
depistaggi, grazie anche agli altri componenti della sua famiglia che
testimoniarono la presenza del pittore in altre città italiane, facendo così
perdere le tracce del famoso artista.
Per i
Colonna Caravaggio eseguì in quel periodo diversi dipinti, su tutti la Cena di Emmaus, oggi esposta a Brera.
Alla fine
del 1606 Michelangelo Merisi giunse a Napoli e soggiornò un anno nei Quartieri
Spagnoli.
Dei molti
dipinti eseguiti durante il primo periodo napoletano, solo due sono ancora
nella città.
Il primo è
il celebre “Sette opere di misericordia”
( 1606-7) . La tela mostra un aspetto più drammatico e focalizzato sul soggetto
rispetto alle pitture romane rinunciando all'azione. L'altro dipinto rimasto a
Napoli fu “Flagellazione del Cristo” eseguito
tra il 1607 per la la chiesa di San Domenico Maggiore, oggi posto al museo di Capodimonte.
Nel 1607
Michelangelo Merisi partì per Malta con l’appoggio dei Colonna, e qui entrò in
contatto con il gran maestro dell'ordine dei cavalieri di san Giovanni. Fu
proprio De Wignacourt a chiedergli un suo ritratto. L’ obiettivo del pittore era
diventare cavaliere per ottenere l'immunità, in quanto su di lui pendeva ancora
la condanna a morte. Il Caravaggio firmò un documento che però metterà in
discussione il suo reale luogo di nascita. Infatti il pittore dichiara che la
sua città natale è proprio Caravaggio, in provincia di Bergamo. Intanto
l'attività del Merisi prosegue, nel 1608 dipinse la Decollazione di San Giovanni Battista, il suo quadro più grande per
dimensioni, tuttora conservato nella cattedrale di La Valletta.
Dopo un anno di
noviziato, nel luglio del 1608, Caravaggio fu investito della carica di cavaliere
di grazia, di rango inferiore rispetto ai cavalieri di giustizia di
origine aristocratica. Continuò tuttavia ad attirare i prioblemi: fu arrestato
per un duro litigio con un cavaliere del rango superiore e perché si venne a
sapere che su di lui pendeva la condanna a morte. Venne rinchiuso nel carcere
di Sant'Angelo a La Valletta, da lì riuscì incredibilmente ad evadere e a
rifugiarsi in Sicilia a Siracusa. Il 6 dicembre i cavalieri espulsero
Caravaggio dall'ordine con disonore: «Come membro fetido e putrido».
In Sicilia il
Caravaggio fu ospite di Mario Minniti, conosciuto durante gli ultimi anni
romani. Qui si interessò molto all'archeologia, studiò i reperti ellenistici e
romani per dare un valore aggiunto alla sua arte.
Durante questo
soggiorno dipinse la pala d’altare che intitolò “Seppellimento di Santa Lucia” per la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro in
Siracusa.
A Messina,
invece creò l’opera “Resurrezione di
Lazzaro” incompiuta e cimiteriale rappresentazione, la cui parte centrale è
occupata dal corpo di Lazzaro spasmodicamente teso nel gesto del braccio verso
la luce e l’adorazione dei pastori.
Tra i dipinti di
Palermo, invece, ricorda la Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi
per l’oratorio di San Lorenzo, tuttavia è
più facile l'ipotesi, più credibile, che sia stata dipinta nel 1600 a Roma, per
il commerciante Fabio Nuti, e da lì spedita a Palermo. L'opera fu trafugata nel
1969 e sarebbe stata poi distrutta.
Alla fine
dell'estate del 1609 Caravaggio fece ritorno a Napoli, pochi mesi dopo si trovò
ad affrontato con violenza da alcuni uomini all'uscita della Locanda del
Cerriglio , rimase sfigurato e la notizia della sua morte cominciò a circolare.
Nel suo secondo
periodo napoletano dipinse il San
Giovanni Battista disteso (1610), oggi appartenente a una collezione privata a Monaco
di Baviera, la Negazione di San Pietro , Salomè
con la testa del Battista, che Caravaggio avrebbe dovuto recapitare a
Madrid ai Cavalieri dell’Ordine, e Davide con la testa di Golia ( quest'ultimo
raffigurante un macabro autoritratto del Caravaggio nella figura del Golia con
la testa mozzata, sorte questa dalla quale il Merisi tentava da anni di fuggire),
poi ancora il San Francesco che riceve le
Stimmate, , il San Francesco in meditazione e una Resurrezione. Molte di queste opere furono perdute durante
il terremoto del 1805.
Dipinse inoltre il Martirio di sant’Orsola ( 1610) per
Mancantonio Doria, oggi conservato a palazzo Zevallos di Napoli e considerato
ultimo dipinto del Caravaggio.
Intanto da Roma,
papa Paolo V aveva indetto un importante bando, Caravaggio , ai tempi,
risiedeva a Napoli presso la marchesa Costanza Colonna nel palazzo Cellammare e,
appena saputa la notizia, si mise in viaggio con una feluca traghetto da Napoli verso Porto Ercole, era diretto
segretamente a Palo, feudo degli Orsini in territorio papale, luogo distante
40 km da Roma. In quel feudo avrebbe atteso in tutta sicurezza il condono
papale prima di ritornare, da uomo libero, a Roma.
Ma l'arrivo segreto
a Palo, avvenuto di notte, causò il fermo dalla sorveglianza della costa per
l'accertamento dell'identità. La feluca che lo aveva sbarcato, non potendo
aspettare, proseguì il viaggio portandosi dietro il bagaglio dell'artista, un
bagaglio molto prezioso che conteneva anche il prezzo concordato dal Merisi con
il cardinale Scipione Borghese per la sua definitiva libertà: il "San Giovanni Battista" (della galleria
Borghese) in cambio della revoca della pena di morte
Quando gli
Orsini lo liberarono fornirono al Caravaggio una loro imbarcazione per Porto
Ercole per recuperare le sue cose. L'artista giunse mentre la feluca-traghetto
stava ripartendo riportando a Napoli i suoi averi.
In preda alla
febbre per infezioni intestinali, dopo quel lungo viaggio, il Caravaggio fu
lasciato alle cure della locale confraternita che il 18 luglio 1610 certificò
la morte dell’artista.
Si ipotizza che
il giorno successivo, l'artista fu seppellito nella fossa comune del cimitero
di San Sebastiano di Porto Ercole ricavata nella spiaggia e riservata agli
stranieri dove nel 2002 è stato collocato il monumento.
Il condono
papale fu spedito qualche giorno dopo a Napoli, alla Marchesa Costanza ma
questo non fu mai accertato.
Secondo il
professore dell'Università di Napoli, Vincenzo Pacelli, esperto del Merisi, il
Caravaggio fu assassinato da emissari dei cavalieri di Malta con il tacito
assenso della Curia Romana.
Il 16 luglio
2010, dopo anni di ricerche
storiografiche e analisi scheletrica e confronti col dna dei dei suoi
discendenti di Caravaggio, un'equipe di scienziati italiani ha confermato che
le ossa coperte di piombo e mercurio (usati
in grande abbondanza dai pittori del '600 per preparare i colori) trovate in
quella che fu la fossa comune del cimitero di Porto Ercole sono all'85% quelle
del grande pittore.
Il 3 luglio
2010, dopo una settimana di permanenza
nella città di Caravaggio, i resti ossei sono stati riportati via mare a Porto
Ercole (dove rimarranno), e messi in mostra a Forte Stella.
La tecnica personale
pittorica di Caravaggio fu una rivoluzione artistica. Prima del grande pittore lo
stile di molti artisti si basava sullo studio dell'arte classica, con inflessioni
del rinascimento. La tecnica rivoluzionaria di Caravaggio sta nel rendere viva
e naturale la sua opera, nella capacità di dare a un corpo una forma usando una
particolare illuminazione che mette in evidenza i volumi dei corpi che escono dall’ombra
della scena. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio
posizionava delle lanterne in posti specifici per far sì che i modelli
venissero illuminati solo in parte, mediante la "luce radente".
Attraverso questo artificio egli evidenzia le parti della scena che più ritiene
interessanti lasciando il resto del corpo nel buio dell'ambiente.
Bibliografia
e siti colsultati:
wikipedia.it
/ treccani.it / www.storiadellarte.com/biografie/caravaggio/vitacaravaggio.
·
L'ultimo Caravaggio e la cultura artistica a Napoli, in Sicilia e a Malta, a cura d M. Siracusa, Ediprint,1987
.
·
Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori, catalogo della mostra a cura di
Mina Gregori, Firenze (Palazzo Pitti) e Roma (Palazzo Ruspoli), Milano, Electa,
1991
·
Michelangelo Merisi da Caravaggio: la vita e le opere attraverso i
documenti, atti del
convegno internazionale di studi (Roma, 1995), a cura di Stefania Macioce,
collaborazione scientifica e redazione Marco Gallo, redazione e coordinamento a
cura di Malena B. McGrath, Roma, Logart Press, 1996
·
Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti, 1532
- 1724, a cura di Stefania Macioce, Roma,
Bozzi,2003
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